Girando per il quartiere

Le chiacchiere di tranquille comari, sedute in cerchio su vecchie sedie impagliate a raccontarsi la giornata, animano ancora oggi le corti e gli slarghi lungo le vie. Si vedono ormai sempre più raramente, ma può ancora succedere in Conca. Ed è così affascinante fare “filò”, che al capannello si aggiungono spesso anche persone più giovani, attirate dalla forza di coesione sociale di questo spontaneo “raccontarsi” per strada.
È la Thiene “de ‘na volta” che si trova ancora oggi in questo quartiere a sud della città, dove convivono due realtà, la vecchia e la nuova Conca, anche se si sta assottigliando sempre di più la distanza fra le due componenti.
La vecchia Conca, quella legata alla tradizione, agli usi e ai costumi di un tempo, permane negli edifici di pregio, e soprattutto nelle storiche ed affascinanti “corti” interne, come quelle degli “scarpari”, dove si sviluppava ed in parte si sviluppa ancora, per certe fasce d’età, la vita di relazione del rione.

C’è poi la nuova Conca con le costruzioni degli anni ’70-’80 e le numerose realizzazioni dell’ultimo decennio. Insediamenti residenziali e produttivi, commerciali ed artigianali, ristoranti e pizzerie, banca e supermercato, un bel gruppo di negozi, la costruenda cittadella dello sport, la piazza, l’Ufficio delle Entrate, la nuovissima biblioteca.
E scuole di ogni ordine e grado, dalla materna della parrocchia alle medie, dal Centro di Formazione Professionale parrocchiale alle scuole superiori, l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri «A. Ceccato», l’Istituto Tecnico Industriale «G. Chilesotti», l’Istituto Professionale «G. B. Garbin» e prossimamente anche il Liceo Corradini; infine, quale ramo di «Veneto Agricoltura», l’Istituto per la qualità e le tecnologie agro-alimentari.
Parte del patrimonio edilizio esistente è stato sapientemente recuperato e riqualificato, un modo anche questo per mantenere viva una memoria collettiva che testimonia il cammino della cultura locale. Le nuove zone residenziali, fatte di villini, case a schiera e appartamenti, accolgono persone provenienti da altri quartieri, paesi e continenti. Di conseguenza può sorgere il problema di creare legami con il nucleo esistente.

Ma ci pensa la Parrocchia a fare comunità, con i numerosi gruppi volontari, attivi in ogni fascia di età, che si pongono come poli di aggregazione. Vengono proposte varie occasioni di incontro che favoriscono il senso di appartenenza ad una grande famiglia ed il concretizzarsi di un cammino cristiano da vivere insieme, dove si può condividere e far crescere la propria fede, individuando strategie di coinvolgimento dagli adolescenti ai giovani, fino alle coppie e alla terza età e alimentando processi di autoformazione.
Anche in Conca si è assistito, soprattutto negli ultimi anni, all’arrivo di numerose persone di altre culture, razze e religioni che si sono insediate nel quartiere e con le quali le persone della Comunità cercano di entrare in relazione e coltivare uno stile di accoglienza e di rispetto.
La Conca: un quartiere votato allo sviluppo e nello stesso tempo prossimo sia al centro storico che alle aree industriali e commerciali, con delle novità anche nell’arredo urbano, un’utilissima rotatoria e un nuovissimo sottopasso al Ponte di Ferro dove si è insediata anche una nuova banca ed è sorto un edificio espositivo d’avanguardia, firmato dall’architetto Paolo Portoghesi, Piazza Martiri della Libertà rimessa a nuovo, il sottopasso ciclabile della trafficatissima Gasparona che unisce la Conca sud con Rozzampia, l’area verde Chilesotti resa più vivibile e attrezzata, collegata con il complesso ex Nordera e con l’area ex Meneghello interessata da un notevole intervento edilizio di iniziativa privata.
Un quartiere unito al centro storico da una bella passeggiata nel verde e che ha visto l’ex Collegio Vescovile diventare prestigiosa sede della Biblioteca Civica e delle sue molteplici attività culturali.

Un po’ di storia
La contrada della Conca è una delle più antiche di Thiene ed ha origini sicuramente medioevali: viene infatti nominata per la prima volta in un documento del 1284 conservato nell’archivio storico comunale.

La Conca costituiva uno dei tre borghi in cui era strutturata nel medioevo la nostra Terra di Thiene, che contava allora poco più di un migliaio di abitanti, assieme al Borgo del Castello, l’attuale Centro Storico, e al “Caput Villae”, l’odierna San Vincenzo.
La fisionomia urbana di Thiene era quella di una città, meglio sarebbe dire di un paese organizzato per “borghi” e caratterizzata da una serie di case costruite lungo le principali vie di accesso e di attraversamento, case che si aprivano in ampie corti interne dove si alimentavano le relazioni sociali tra gli abitanti, con la stalla, il fienile e l’aia che precedevano gli orti e la campagna.
La Conca si presenta comunque piuttosto articolata fin dal Medioevo se un documento dell’Archivio del castello Porto-Colleoni-Thiene la distingue in tre parti e precisamente in “Conca di sopra”, “Conca di mezzo” e “Conca di sotto”.
Nella contrada possedevano case le sorelle Montemerlo, l’arciprete di Thiene, i Da Porto, i Da Marano e altre famiglie nobili o benestanti dell’epoca tanto che Rizieri Zanocco, nel suo volume “Thiene nell’età di mezzo”, la definisce una delle contrade più abitate e ricercate di Thiene.
È sicuramente curioso ed interessante un atto di compravendita del 1284 in cui le sorelle Palma ed Aldeita, figlie di Marcio da Montemerlo, appartenente alla famiglia dei conti Maltraverso proprietari di gran parte del territorio dell’Alto Vicentino, vendevano diversi beni ai fratelli Verla, tra cui un sedime, cioè un appezzamento di terra con casa in contrada della Conca presso gli eredi del fu Ope e presso Gabaino di Tonso, cioè di un tosatore di pecore, vicino alla strada pubblica. E ancora nella stessa contrada un altro sedime dove abitava Giovanni di Gabaino vicino al fratello Vitale e presso Leonardo di Giacomino, e un appezzamento di terra arativa di circa tre campi con pergolati di viti in contrada detta Rasa, lavorato da Pietro Strino e poi tre campi attraversati dalla Rozola.

E a conferma dell’importanza che la Conca sta acquisendo, nella seconda metà del Quattrocento i nobili Thiene vi edificano una stupenda villa, ora conosciuta con il nome di “Villa Cornaggia”, progettata forse dal quel Domenico da Venezia che costruì il Castello per i Da Porto. Uno splendido esempio di stile gotico veneziano con tre archi massicci che delineano il centro della facciata e una trifora, elegante e leggera, al piano superiore.
Nel 1470, accanto alla Villa, il nobile Giacomo Thiene, noto come il valoroso condottiero che nel 1487 guidò i Thienesi all’assalto del Castello di Rovereto, costruisce una cappella gentilizia, l’oratorio di San Girolamo che diventa negli anni la chiesa del borgo, punto d’incontro e di riferimento spirituale per tutti gli abitanti della contrada.

A testimonianza degli insediamenti che le nobili famiglie fecero nelle campagne thienesi, resta ancor oggi, poco distante, un fabbricato colonico costruito tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento con annessa una splendida “Colombara”, in origine patrimonio della famiglia Da Porto. Una torre forse all’inizio costruita con scopi difensivi, adibita in un secondo momento a pacifica “colombara” e abbellita con eleganti finestre ad arco e fregi interni con decorazioni floreali e stemmi di nobili famiglie.
Nel Quattrocento e nel Cinquecento sorgono altre case e grosse costruzioni rurali con tezze e barchesse, proprietà di famiglie nobili che possedevano anche diversi appezzamenti di terra spesso recintati da mura, chiamati “clausure” o “cesure” o “barchi” che si estendevano ad oriente verso Bodo e Sarcedo, a sud verso Rozzampia e Villaverla, e ad ovest verso Molina e Marano.

La Conca, dal primitivo nucleo medioevale, si sviluppa così nel corso dei secoli con notevoli e importanti insediamenti allargando sempre più il territorio della contrada.
Lungo l’anello di strade che mena in Conca (le attuali via De Marchi, De Muri Grandesso, Chilesotti e San Rocco) lungo la duecentesca Roggia che porta copiose da Santorso a Thiene le acque del Timonchio, sorge il “Mulin del Zanibò” come si può vedere in una colorata mappa del 1617 e, più avanti, il Monastero delle monache Dimesse con la barocca Chiesetta della Concezione.

Nel 1582 era sorto “El Tezòn” per la fabbrica del salnitro (polvere da sparo), poi Parco del Palazzo Chilesotti, e nel Seicento il Palazzo Tonazzi (El palasseto dee robe vèce), un “filatoio da seda” diventato poi nell’Ottocento il Bottonificio Facchinetti, un raro esempio di archeologia industriale, e ancora la filanda Rossi, la conceria Munarini.
Merita, infine, almeno un cenno un’attività lavorativa tipica, legata alla Conca: quella “dei scarpari”, ciabattini e calzolai che operavano nelle corti della contrada tramandando nei secoli un antico mestiere che i documenti attestano già praticato dai “cerdones”, ossia dai calzolai dei secoli XIII e XIV.

La storia recente della Conca: la nascita della Parrocchia di Maria Ausiliatrice

Nel 1922 don Pietro Bonato viene inviato in Conca come mansionario della chiesetta di S.Girolamo e S.Gaetano, mentre è arciprete del Duomo mons. Angelo Faccin. Da questa data la storia diventa recente: “don Pieretto” inizia la costruzione dei locali per il Patronato maschile e di altri spazi per le attività educative e ricreative. Coadiuvato da altri confratelli che si succedono nel tempo, conclude il suo servizio nella Comunità con la morte avvenuta nel 1960. Arciprete del Duomo è mons. Lino Pertile che aveva sostituito mons. Faccin fin dal luglio 1947.
L’opera di don Pietro è continuata dai successori: don Angelo Piccini che scompare tragicamente il 17 novembre 1964, quattro mesi dopo la morte di mons. Pertile. Nuovo arciprete del Duomo è mons. Antonio Bogoni quando, a sostituire don Angelo arriva don Luigi Rossato. Vengono ampliate le strutture e costruito il Palazzetto dello Sport.
Il 16 giugno 1973, in sostituzione di don Rossato, don Renzo Rizzato riceve la nomina di direttore del patronato. È in questo periodo che nasce e matura l’idea e il desiderio di un nuovo edificio per la Chiesa, più adatto alle mutate situazioni della Conca, un quartiere che va crescendo vistosamente di popolazione.
Sarà proprio tale incremento che porterà il Vescovo Girolamo Bortignon a decretare l’erezione a Parrocchia della Comunità della Conca il 1° gennaio 1980. Don Renzo Rizzato è il primo sacerdote col titolo di parroco della Parrocchia di Maria Ausiliatrice alla Conca. Lo sostituisce, nel settembre 1981, don Francesco Calore che svolgerà il suo ministero fino al 1986. Quando egli parte è appena iniziata la costruzione della nuova chiesa, è stato demolito il vecchio patronato e iniziato quello nuovo.

La Parrocchia è riconosciuta ufficialmente dallo Stato Italiano l’8 settembre 1986. Il 29 novembre successivo entra in Comunità don Andrea Stevanin, il primo parroco ufficialmente riconosciuto come tale dallo Stato. Don Andrea porta a compimento la nuova chiesa, restaura l’antica chiesetta di S. Gaetano, costruisce il nuovo patronato Maria Ausiliatrice e aggiunge, annesso al Palazzetto Robur, un fabbricato ad uso magazzino mentre, all’interno dello stesso Palazzetto, fa rifare completamente il controsoffitto, l’impianto elettrico e il sistema di riscaldamento. Rinnova anche l’impianto di illuminazione del campo di calcio ed esegue lavori di manutenzione straordinaria del Palazzo Saugo, quali la messa a norma degli impianti elettrico e termico, il rifacimento del tetto e la tinteggiatura esterna dell’intero edificio. Il Centro di Formazione Professionale Saugo viene dotato di ascensore e di un laboratorio di informatica; vengono completamente rifatti il tetto, il controsoffitto, il sistema di riscaldamento e di illuminazione del capannone – officina del Centro medesimo e iniziano i lavori di costruzione di un nuovo laboratorio per ampliare l’offerta formativa del Centro.
Contemporaneamente viene completata e abbellita la Chiesa Parrocchiale.
Rimane invece ancora in fase di progetto la ristrutturazione dell’antica canonica.

Le priorità di don Andrea sono infatti soprattutto di tipo pastorale: la cura delle relazioni personali attraverso l’accostamento capillare delle famiglie, l’impegno a sostenere le persone nella formazione alla fede e alla consapevolezza di essere “comunità” di credenti, nella concretizzazione della propria appartenenza attraverso scelte responsabili di partecipazione, di collaborazione e di servizio.

Il 30 settembre 2007 la Conca saluta, dopo 21 anni, il parroco don Andrea Stevanin che la lascia per una nuova “missione” a Enego e il 14 ottobre accoglie il nuovo parroco don Antonio Guarise.