5 Novembre 2017 | Posted in:News, Storici

Nato intorno al 315 in Pannonia, l’attuale Ungheria, San Martino è stato vescovo cristiano della città di Tours, dove si trova il principale santuario a lui dedicato, ed è venerato non solo nella Chiesa cattolica, ma anche nella Chiesa ortodossa e in quella copta.

I simboli che lo caratterizzano sono il mantello, l’armatura, il bastone pastorale e il globo infuocato, a significare le tappe più importanti della sua vita: cavaliere dell’esercito romano, uomo generoso che divide il proprio mantello con un mendicante che non aveva niente per ripararsi dal freddo, monaco e fondatore di uno dei primi monasteri di Occidente, nei pressi di Poitiers, vescovo amato per la sua carità cristiana, per il suo senso della giustizia, per la sua sobrietà.

Famoso per le sue doti di taumaturgo e per aver diffuso la fede cristiana nelle campagne  ancora pagane, morì ottantenne in Francia l’8 novembre 397, ma la sua festa ricorre l’11, giorno dei suoi funerali a Tours.

Con il culto a San Martino, la Chiesa cattolica cristianizzò molte usanze celtiche trasferendole nella festività del santo.

San Martino è patrono di Francia, di Ungheria, della Guardia svizzera pontificia, e di varie categorie di persone, come gli albergatori, i cavalieri, i forestieri, gli osti, i sarti, i mendicanti. Molte le chiese dedicate a questo Santo in Europa. In Italia è venerato come patrono in ben 150 località.

In Italia il culto del Santo è legato alla cosiddetta estate di San Martino, una situazione meteorologica particolarmente mite che generalmente si manifesta per due-tre giorni in prossimità della festa del Santo.

Nelle aree agricole del Nord Italia, inoltre, fino a pochi decenni fa, tutti i contratti di lavoro, di affitto, di mezzadria avevano inizio e fine l’11 novembre, data scelta in modo niente affatto casuale, ma perché a quell’epoca i lavori nei campi erano già terminati senza che fosse, però, già arrivato l’inverno.

Per questo, i contadini che avevano in uso una casa a quella data dovevano lasciarla libera e traslocare in un altro podere con tutte le loro masserizie.

Ecco perché, ancora oggi, in molti dialetti e modi di dire “Fare San Martino” significa fare trasloco.