7 Agosto 2020 | Posted in:News

Molti, innanzi alle situazioni difficili “degli altri”, adoperano il metodo del giudizio; Gaetano Thiene quello del fare.
Fu questo l’approccio a quella che era la situazione della comunità cristiana e del clero: non si fermò al giudizio (e alla condanna), ma si ripropose di modificare, migliorare il mondo che lo circondava con il coraggio della iniziativa.
Cominciò dalla sua vita, dalle sue scelte, dai suoi giorni. Le cose vanno maluccio? Bene, io che posso fare? E rispose con i giorni dei suoi giorni; non scrisse trattati, né fece articoli su giornali, non si mise a declamare le miserie altrui, non si mise a denunciare le inadempienze…, non fece cose di carta! Cercò, e vi riuscì, di liberare la sua vita dalle misere ragioni che molti di noi legano.
Quante volte ci siamo detti: “ho famiglia” o cose del genere? Per le quali poi, si resta tutti legati ed attaccati al solito carro del “così fan tutti, “così vanno queste cose”!
Gaetano si liberò per liberare!
Lasciò il suo lavoro (“tengo famiglia!”), un buon lavoro. Era avvocato, aveva studiato a Padova, sapeva il fatto suo. Aveva conosciuto e frequentato gli studi non per occupare il tempo.
Lavorava a Roma in un luogo prestigioso… in Vaticano (allora non città ma regno potente).
Era ricco di famiglia; proveniva dalle terre venete, allora potente regione industriale, commerciale ed intellettuale: Venezia era una capitale europea della editoria. Le navi venete solcavano tutti i mari e il prestigio della sua forza economica si faceva sentire anche di fronte all’Impero.
Gaetano si liberò di tutto, si tolse tutto: non fuggì dal mondo, non sentiva questa la sua vocazione. Andava aperto un immenso cantiere nella Chiesa, in tutta Europa, dare ai cristiani la semplicità della proposta evangelica.
lo fece accudendo i malati in vari ospedali, e si adoperò a fondarne egli stesso: non fece l’amministratore o il direttore, ma l’uomo di fatica, con le mani immerse nel lavoro ed il cuore fisso ad un unico pensiero, “Gesù Cristo, aspetta chi si muoverà, chi andrà”?
Lui si sentì strappato dai suoi quotidiani affari e si rese libero per dare la sua disponibilità: Cristo aspetta, io vado con Lui!
Lasciò tutto e si immerse nel mondo degli uomini con uno spirito diverso; ordinato presbitero  si rivestì di Cristo in un cammino di umile forza e forte umiltà, perché la Chiesa non la si serve con auspici, ma organizzando il servizio, la carità, lo studio, la fraternità.
Gaetano in tutto ciò, prima di organizzare, si lasciò organizzare dal Maestro.
Un giorno raccontò il suo sogno ad altri amici e con loro si presentò dal Papa e chiese il permesso di costituire una piccola comunità di preti. Il progetto era semplice: essere nella Chiesa chiesa, cioè comunità adunata per la misericordia di Dio, per mezzo della semplicità, purezza e del distacco da se stessi.
Il primo responsabile di questa nuova comunità fu il vescovo di Chieti, chiamata allora Theate, alla latina. Questi preti sono i Teatini.

TEATINI  La vita di San Gaetano